25.09.2012 23:02

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La Tribuna di Treviso

Giovedì 19 luglio 2012

Fitofarmaci al veleno Imprenditore arrestato

MONTEBELLUNA Sostanze chimiche vietate, mescolate per creare fitofarmaci tossici che venivano rivenduti con false etichette e false attestazioni chimiche che li equiparavano ad antiparassitari di comune commercio. Una contraffazione su vastissima scala di cui Gianandrea Cunial e la sua «Verde Bio» di Montebelluna erano uno degli anelli fondamentali. L’imprenditore, cinquantenne, notissimo nel trevigiano, è stato arrestato all’alba di ieri mattina nel corso della maxi operazione coordinata dalla procura di Napoli e dai carabinieri del Nac, il nucleo anti frodi per le politiche agricole e alimentari. La stessa che ha portato all’arresto di altre 14 persone ed alla perquisizione di una decina di locali tra cui l’azienda di piazza Corte Maggiore: sequestrato materiale per due milioni di euro. Mix tossici. Quella sgominata dall’indagine, durata ben due anni, era una vera e propria banda, organizzata per immettere nel mercato tonnellate di sostanze realizzate con principi attivi vietati in tutta l'Unione europea: il Paraquat dicloruro, il Trifluralin e il Dormex. I prodotti si chiamavano ad esempio «Seccatutto» (un potente diserbante) o «Gramoxone» (altro antiparassitario), e «presentavano gravi rischi per la salute umana» come riportato nell’ordinanza firmata dal gip di Napoli, «dalle lesioni irreversibili al decesso per esposizione cutanea, inalazione o ingestione accidentale». Dove non rischiava l’uomo, era la natura ad avere la peggio. Come nel caso dei «fitofarmaci» realizzati con soluzioni a base di «Trifluralin», una sostanza «altamente tossica per gli organismi acquatici, persistente nel terreno e non facilmente biodegradabile». I veleni, hanno accertato i carabinieri, venivano combinati da due operai marocchini in un capannone di Somma Vesuviana, confezionati, muniti di falso attestato di conformità e poi inseriti nella grande distribuzione. L’obiettivo? Tutto il mercato italiano e europeo, dalle coltivazioni di pomodori al prosecco, un intero sistema economico del quale avevano le chiavi gli altri componenti della banda, in gran parte ascrivibili alla malavita partenopea e sui quali sono in corso accertamenti. L’importatore di veleni. Cunial, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, era la persona che procurava le sostanze vietate e le trasportava fino a Napoli, dove venivano inviate ai «chimici». I canali di rifornimento accertati dal Nac erano l’Olanda e la Spagna, ma alcune poste hanno condotto gli investigatori anche in Cina. «Per effettuare prelievi e consegne» dicono i militari, «Cunial, utilizzava i mezzi della sua Verde Bio», ieri perquisita e chiusa dal Nac. Poi la partita passava in mano agli altri, che componevano e rivendevano a prezzi molto inferiori alla media delle altre sostanze regolari, massimizzando così i guadagni. False etichette. Le perquisizioni, oltre a Montebelluna, hanno avuto luogo a Caserta, Foggia, Bari, Brescia, Ragusa e Salerno ed hanno permesso di scoprire ben 2.500 etichette contraffatte e 10mila libretti di istruzioni falsi. I «bugiardini» erano l’esatta fotocopia di quelli che venivano allegati ai diserbanti e antiparassitari in libera vendita, quelli autorizzati, e servivano a nascondere il reale contenuto delle bottiglie e delle cisterne che partivano per le rivendite. Sotto sequestro ieri 1.687 litri di sostanze tossiche, 4 pc e documentazione contabile riferibile all'attività dell'organizzazione, e quattro società. Nel 2009 il primo maxi sequestro di 140 tonnellate di sostanze tossiche da cui prese il via l’indagine. Federico de Wolanski

 

 

La Tribuna di Treviso

Giovedì 19 luglio 2012

 

Pesticidi nei vigneti vicino alle abitazioni Agricoltori multati

SERNAGLIA DELLA BATTAGLIA Quattro agricoltori multati negli ultimi giorni a Sernaglia, per non aver rispettato le distanze dettate dal regolamento comunale sui trattamenti fitosanitari. Erano stati i cittadini a segnalare casi di abuso nei trattamenti su tre vigneti, e su una coltivazione di patate. L’ultima segnalazione martedì sera: l’agricoltore, già multato poche settimane fa, irrorava pesticidi a pochissima distanza dalle abitazioni. C’è che si è adeguato subito. C’è chi, invece, ha presentato ricorso contro la multa del Comune. «Non tutti i nostri agricoltori sono malvagi, sempre più persone rispettano il regolamento», assicura l’assessore all’ambiente di Sernaglia, Rudy Mazzero. Dati alla mano, però, si sta assistendo a un vero e proprio giro di vite nei confronti di chi sgarra. Il motivo è sempre lo stesso: trattamenti con pesticidi a ridosso delle abitazioni. La legge impone una distanza di almeno 15 metri tra il mezzo agricolo e la casa privata. Le multe, che partono da 170 euro, negli ultimi giorni hanno interessato ben tre agricoltori alle prese con il loro vigneto. Uno di questi, titolare di una nota azienda agricola, dopo aver pagato la multa ha acquistato un irroratore a tunnel di ultima generazione, in grado di recuperare la deriva dei prodotti chimici irrorati. Anche negli altri due casi, gli atomizzatori erano troppo vicini a case private, e dopo la multa il problema non si è (ancora) ripresentato. Il Comune li cita come esempi virtuosi. Non può fare altrettanto con il proprietario di una grossa piantagione di patate di Fontigo, già multato a metà giugno per aver irrorato pesticidi a meno di quattro metri dalle case del centro storico. Al Comune erano arrivate addirittura 40 segnalazioni di cittadini infuriati. A nulla è valsa la multa di 173,20 euro: martedì sera il problema si è ripresentato. Non solo telefonate di sdegno: stavolta, i cittadini avevano portato in Comune anche le fotografie, per evitare (come già accaduto) che all’arrivo dei vigili l’agricoltore si fosse già allontanato dalle abitazioni. L’ennesima multa non è bastata a fargli cambiare comportamento: anzi, il cittadino ha presentato ricorso contro il provvedimento, mandando su tutte le furie, oltre ai suoi vicini di piantagione, anche le autorità del Comune. Il fatto nuovo, rispetto al passato, sono le continue segnalazioni dei cittadini: «Gli agricoltori tengano conto di questa nuova sensibilità», ha commentato l’assessore Mazzero. Andrea De Polo

 

La Tribuna di Treviso

Giovedì 19 luglio 2012

«Le colline del prosecco a rischio chimico»

VALDOBBIADENE La protesta contro gli elicotteri del prosecco arriva a Roma. Ermete Realacci, Pd, e Fabio Gava, Pli, hanno presentato un’interrogazione per chiedere chiarezza. Per colpa dei voli degli elicotteri, le colline del prosecco sono a rischio. «Alcune aziende locali stanno utilizzando elicotteri per l’irrorazione aerea degli agrofarmaci», recita l’interrogazione. «Una prassi che, con la sospensione in aria dei fitofarmaci, solleva non pochi problemi e disagi ai cittadini delle aree interessate, sia per la salute che per la sicurezza dei voli e l’inquinamento acustico. È un’attività che va severamente disciplinata per il suo forte impatto ambientale». Si chiede l’intervento del ministro dell’Ambiente Corrado Clini per sapere se l’uso degli elicotteri sia compatibile con il rispetto dell’ambiente. Floriano Zambon, sindaco di Conegliano, ha condiviso con Realacci la battaglia per i Comuni ogm free, quand’era presidente delle Città del Vino: «L’interrogazione è uno stimolo alla riflessione. È un tema che sta a cuore al territorio. Un ambiente salvaguardato è una tutela per lo stesso prosecco. A questo proposito, sta funzionando molto bene il regolamento approvato dai Comuni dell’area Docg. L’uso dell’elicottero, comunque, è limitato a un’area molto circoscritta». Nel 2011, a Cison, un elicottero precipitò tra i vigneti, causando la morte del pilota. «Fu un episodio, il pilota era nuovo e non conosceva la zona» commenta il sindaco Cristina Pin. «Sono convinta che i prodotti irrorati dagli elicotteri siano iper controllati, e mi fido dell’Usl. L’uso però dev’essere conforme alla legge: se si limitano a volare sulle zone impervie, inaccessibili ai mezzi tradizionali, per me non ci sono problemi». Giuseppe Nardi, sindaco di Farra, più volte nel suo Comune ha affrontato il problema del volo degli elicotteri vicino alle case: «Si è abusato di questo mezzo, in alcune zone si potevano usare i trattori tradizionali. L’elicottero andrebbe impiegato nei vigneti delle aree interne, dove non recherebbe disturbo né danno. Sui prodotti che irrorano, so che l’Usl effettua accurati controlli». Controlli che Nardi auspica anche per prevenire ulteriori casi come quello dei fitofarmaci contraffatti: «Nel mio piccolo, per hobby, sono un agricoltore anch’io. Vorrei sapere che ciò che uso non fa male. Auspico maggiori controlli sui prodotti. Il futuro, comunque, sarà biologico». (a.d.p. )

5 lug 2012

Libera Terra, a fuoco il grano della legalità

Distrutti da un incendio 12 ettari a Pignataro Maggiore, Caserta. Il terreno, confiscato alla camorra, è in affidamento temporaneo alla cooperativa Le Terre di don Peppe Diana

Se l'anno prossimo avremo ancora in concessione i terreni - spiega ad il vice presidente della cooperativa Le terre di Don Peppe Diana, Teo Perone - ripartiremo con le semine". Il terreno, infatti, in attesa dell'assegnazione definitiva con bando pubblico, è stato temporaneamente affidato alla cooperativa per un anno.

 

'Avanti più determinati di prima'

L'incendio va a costituire un altro tassello di una continua aggressione ai beni confiscati, “una rappresaglia continua e reiterata” si legge in un comunicato di Libera Terra.
Nei giorni scorsi c'è stato il tentativo di incendio su quattro ettari di aranci a Lentini in Sicilia, cinque ettari di legumi distrutti a Isola Capo Rizzuto e ora bruciati dodici ettari di grano", commenta Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. "E' chiaro l'intento di colpire chi lavora per ristabilire legalità e realizzare un'economia giusta e sana nel nostro Paese - prosegue -. Non possiamo più pensare a coincidenze".
Dalla recente assemblea nazionale di Libera tenutasi a Senigallia, il grido del Noi è uscito forte e chiaro: andiamo avanti con più forza e determinazione, quei criminali - ha concluso - devono rendersi conto che queste terre in Calabria, in Sicilia, in Campania, nel Lazio e in Puglia sono ormai completamente libere".

Solidarietà...

Solodarietà alla cooperativa e a Libera dal Consorzio di Tutela Mozzarella di bufala campana Dop impegnato con l'associazione di Don Ciotti nella produzione della mozzarella di bufala della legalità e di cui il caseificio della cooperativa Le terre di Don Peppe inaugurato lo scorso 17 maggio fa parte.
E' il presidente del Consorzio, Domenico Raimondo, a far notare come il ricorso al dolo e al danneggiamento sia un indice del funzionamento dell'attività portata avanti dall'associazione; cosa che, ci viene evidentemente da pensare, risulta scomoda per qualcuno.

... e volontariato

Visto l'avvicinarsi delle vacanze, Teo Perone coglie infine l'occasione per ricordare a quanti volessero toccare con mano la realtà di Libera Terra, che le iscrizioni ai campi di volontariato per ragazzi che si svolgeranno dal 9 luglio al 12 agosto sono aperte e che tutte le informazioni sono disponibili sul sito di Libera Terra o alla pagina Facebook della cooperativa.

Michela Lugli

 

                                                            

MEGLIO AGRICOLTORI CHE BANCHIERI

Petrini: tutti agricoltori, per salvare il mondo dai banchieri

Scritto il 24/6/12 • nella Categoria: idee Condividi 

Dopo la battaglia per l’acqua vinta esattamente un anno fa con i referendum, è giunto il momento di far partire quella per il suolo: dobbiamo trasformarci da consumatori in co-produttori, perché il nostro modo di mangiare è il primo atto agricolo ed è in grado di cambiare un modello di produzione che ci sta portando sull’orlo del baratro. Dobbiamo scegliere i gruppi di acquisto solidale, i mercati dei produttori locali e soprattutto essere coscienti e informati per sostenere una nuova forma di resistenza. I nostri nonni stenterebbero a crederlo, siamo una società che spende più per dimagrire che per mangiare. Non ho nostalgia per il mondo antico, ma dobbiamo far tornare i giovani alla terra e al mestiere di contadino, perché c’è più saggezza e conoscenza in un contadino che in un banchiere.

Sono loro, i contadini, che difendono il suolo dai dissesti idrogeologici, che razionalizzano l’uso delle risorse idriche, che conservano la memoria. Occorre quindi mettere in campo gli strumenti economici e culturali necessari a far tornare ai giovani la voglia e l’orgoglio di coltivare la terra. Ma finché gli agricoltori sono costretti a vendere un litro di latte a 30 centesimi al litro e un quintale di grano a 14 euro, questo non sarà possibile. Riformare il modo di provvedere al nutrimento di un pianeta in continua crescita demografica è il primo tassello per uno sviluppo sostenibile. Ma il cambio di paradigma non arriverà da improbabili accordi internazionali siglati all’imminente conferenza di Rio+20.

Il summit non porterà a nulla, perché si potrà solo prendere atto che questa governance è fallita. Ma Rio sarà una tappa nel cammino di quelle che Edgar Morin chiama “le comunità di destino”. Ce ne sono migliaia in tutto il mondo e rappresentano una realtà vera e crescente, fatta di gente che sente il peso della responsabilità, anche se non ha rappresentanza perché la politica dorme e non se n’è accorta, mentre è lì che dovrebbe stare, soprattutto la mia amata sinistra. Eppure, la “primavera” sta arrivando.

(Carlo Petrini, estratti dell’intervento del 20 giugno 2012 a “La Repubblica delle idee”, ripreso dal sito del Movimento per la Decrescita Felice).

 

Intervista ad Andrea Bertaglio autore insieme a Maurizio Pallante del libro "Scorie radioattive"

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