28.11.2012 21:38

il terreno coltivato bio cresce:continuiamo così

 

Il biologico cresce: nel mondo 218.000 ettari, il 3% del totale

Data: 23-11-2012

Continua a crescere la viticoltura biologica nel mondo. Secondo un rapporto diffuso dalla Rete rurale nazionale, sono 218.000 gli ettari coltivati (anno 2010), in costante crescita rispetto al recente passato: si pensi che nel 2004 le superfici con metodo bio non arrivavano a 100.000 ettari (88.000). Il vigneto biologico rappresenta oggi circa il 3% della superficie vitata globale (OIV), per l’88% coltivati in Europa.

I dati della superficie vitata nei diversi continenti evidenziano però non solo la leadership europea, ma anche la tendenza all’incremento nei paesi dell’America del Nord e del Sud. I dati sono particolarmente significativi se si analizzano alla luce delle stime sull’andamento del settore vitivinicolo globale, realizzate dall’OIV che riportano una sostanziale stagnazione delle aree vitate totali con decrementi importanti in Europa, compensati da aumenti nelle nuove aree vitivinicole (tra cui Cina e Russia). Ciò significa che, in un contesto in cui la viticoltura è in sofferenza, la strada del biologico si consolida come strumento di valorizzazione delle produzioni e di maggiore connotazione territoriale e tradizionale, tale da poter contrastare la perdita di aree vitate proprio nei territori più vocati e a maggior tradizione (come l’Europa).

 

Approfondendo l’analisi dei singoli paesi extraeuropei, si evince come la produzione in Oceania sia essenzialmente legata alla Nuova Zelanda, benché l’Australia dimostri grande interesse dal punto di vista del consumo, non potendo ancora contare su una consistente e sufficiente produzione propria. In Australia, infatti, la richiesta di prodotti biologici, incluso il vino, è in costante crescita e non trova adeguata risposta, in termini quantitativi, nella produzione locale. Di conseguenza l’Australia si trova nella paradossale situazione di importare significative quantità di vino biologico soprattutto dall’Europa, nonostante le elevate potenzialità dei propri viticoltori, che operano in condizioni pedoclimatiche che permetterebbero una relativamente semplice gestione biologica. Argentina e Cile rappresentano la parte più importante del vigneto biologico dell’America Latina e gli Stati Uniti pressoché tutta quella nord-americana.

Nell’Unione europea i paesi più importanti nella produzione enologica bio sono Italia, Francia e Spagna, dove le superfici si sono evolute con costanza dal 2000 in poi. Tale evoluzione è solo in minima parte legata ai pagamenti agroambientali (PSR); infatti, non si evidenziano drastiche riduzioni legate al raggiungimento della fine del periodo di programmazione in corso. Ciò lascia intendere che la scelta di coltivazione secondo il metodo biologico da parte dei produttori vitivinicoli è stata motivata da ragioni tecniche, di coscienza ambientale e anche di mercato, pur nella poco chiara situazione normativa che ha caratterizzato gli ultimi anni.

 

Venendo all'Italia, dove gli ettari coltivati (sempre dato 2010) sono circa 50.000 (l'8% circa del totale), il dossier della RRN sottolinea la mancanza di dati statistici ufficiali relativi alle quantità di vino biologico prodotto o commercializzato, né riguardo al numero di cantine ove l’uva biologica venga trasformata in vino. Relativamente al solo numero di cantine, una stima abbastanza affidabile è quella elaborata dal Sinab: l'analisi evolutiva dal 2003 al 2010 mette in evidenza la contrazione del 2010, verosimilmente legata all’arresto del processo normativo, che si è risolto solo di recente.

 

Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Bioreport - Rete rurale nazionale, Eurostat e Sinab

 

 

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